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C
APITOLO PRIMO
VITA
La fonte principale, tra le poche che presentano la figura di Guerrico di Saint-Quentin, è
l’opera di Geraldo di Frachet
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, Vitae Fratrum
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. L’autore descrive i primi anni dell’ordine
domenicano a Parigi, le numerose vocazioni, accolte come miracoli e descritte con uno stile che
rinvia al meraviglioso, mirando a sottolineare la benedizione divina verso il nuovo ordine.
Numerosi laici, maestri affermati nelle arti o in altre discipline non teologiche oppure giovani
studenti dell’università di Parigi, abbandonano la vita mondana e, seppur in età avanzata, si
convertono alla vita religiosa. È anche il caso di Guerrico.
Fra Guerrico, che per lungo tempo e in luoghi diversi aveva studiato logica, le arti del
quadrivio, le scienze naturali e la medicina e che poi nell’Ordine fu ottimo insegnante di
teologia a Parigi, raccontò quale fu la causa della sua entrata nell’Ordine. Avendo sentito
leggere in chiesa che Adamo era morto all’età di 130 anni e che altri personaggi biblici erano
anch’essi morti dopo una lunga vita, stupefatto, impaurito ed angosciato si domandò: «Dio
mio, tutti muoiono, anche quelli che vissero così a lungo. Cosa facciamo? Dato che anche
noi moriremo». Sconvolto da questo pensiero, entrò nell’Ordine e quanto siano state utili
all’Ordine e alla Chiesa la sua santa vita e la sua dottrina è cosa risaputa da tutti.
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Frate domenicano della prima generazione, Geraldo di Frachet nacque a Châlus, presso Limoges, nel
1195. Entrato nell’ordine e nel convento di Saint-Jacques a Parigi, prima casa domenicana francese, nel 1225,
godette di grande prestigio e ricoprì numerosi incarichi importanti. Per le notizie biografiche su Geraldo di Frachet,
cfr. Prefazione a Storie e leggende medievali. Le “Vitae Fratrum” di Geraldo di Frachet o. p., a cura di P. Lippini,
Bologna 1988, in particolare il par. 3, pp. VII-VIII.
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L’edizione utilizzata è Storie e leggende medievali cit. Per la genesi dell’opera si veda ancora la
Prefazione, in particolare il par. 4, pp. VIII-IX. Il testo originale in latino fu edito da B. M. Reichert, in Monumenta
Ordinis Fratrum Praedicatorum Historica, I, nel 1896. Nel XX sec., prima dell’edizione di Lippini, il testo è stato
edito da I. Taurisano, Libro d’oro domenicano, Roma 1925, e da A. Ferrua, Vitae fratrum, Bologna 1963. Tali
edizioni ripropongono il testo volgarizzato da un anonimo toscano del ‘400; Lippini presenta, invece, una traduzione
propria in italiano.
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Storie e leggende medievali cit., 225, p. 252.
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