Creatix LC 144 VF Manual de usuario Pagina 175

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angelis monstratum est: multo magis et incorporee et ingenite substantie. Ita id Paulus
ostendens ait: «quem vidit nullus hominum neque videre potest» [1 Tm 6, 16].
19
La tesi del Crisostomo è profondamente diversa da quella di Agostino. Mentre
quest’ultimo ritiene che Dio sarà visto in se ipso, ossia nella sua essenza, il padre greco lo nega:
la sostanza divina, ciò che Dio è, è visibile solo alla Trinità stessa; i profeti, gli angeli e,
conseguentemente, le anime beate non vedono che manifestazioni di Dio che si abbassa verso la
creatura per mostrarsi in un modo tale che la creatura possa vedere. Anche l’Ipponate riconosce
dei limiti alle possibilità gnoseologiche dei beati, ma affermare che Dio sarà visto in se stesso per
quanto le potenzialità umane consentano è ben diverso dal negare questa stessa visione. Inoltre,
Agostino descrive il movimento di Dio che, con la sua grazia, scende verso l’uomo per
illuminarne la mente e assumerla a sé; il Crisostomo, invece, racconta di un movimento
discendente di Dio avente come risultato non l’innalzamento dell’intelletto creaturale al
Creatore, ma l’adeguamento del Creatore alle limitate capacità intellettive della creatura. La
parola condescensio non si trova in Agostino; tuttavia, ne ritroviamo il concetto nella sua esegesi
della visione di Mosè
20
: quest’ultimo ha visto Dio tramite le creature che rappresentavano
un’immagine del Signore (typum Domini), non il Signore stesso (non ipsius Domini
praesentiam); Dio si è manifestato a Mosè (innotuit Moysi Deus) apparendogli in modo tale che
lui potesse comprenderLo, adeguandosi al suo servo (illi servo quantum capere posset apparuit).
È esattamente quanto dice anche il Crisostomo a proposito della varietà delle visioni dei profeti.
Ma, mentre Agostino limita tale modus videndi all’esperienza terrena dei profeti, il Crisostomo
lo estende all’esperienza ultraterrena degli angeli e, di conseguenza, delle anime beate. Agostino
individua uno scarto tra la visione di Dio in via e quella in patria; il Crisostomo annulla tale
distinguo
21
.
1.3 Pseudo-Dionigi Areopagita
Nell’uso che Guerrico e i suoi interlocutori fanno dei testi dionisiani, l’intreccio tra
teologia della visio beatifica e gnoseologia raggiunge un momento cruciale. Nei brani citati nelle
19
Ibid., p. 101,27-33.
20
Cfr. supra, nota 6.
21
Sul Crisostomo e la visio beatifica, cfr. DONDAINE, L’objet et le ‘medium’ de la vision béatifique cit., pp.
73-74; cfr. T
ROTTMANN, La vision béatifique cit., pp. 43-44.
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