Creatix LC 144 VF Manual de usuario Pagina 281

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4.4 Postilla a Jo 1, 18
Il testo che ci accingiamo a commentare è stato già analizzato, negli aspetti formali, nel
precedente capitolo sull’esegesi biblica, in cui, del brano in questione, abbiamo messo in
evidenza non soltanto l’applicazione della pratica della divisio textus, ma anche la forma della
quaestio sotto cui questo commento esegetico si presenta. Ora ci soffermiamo sugli aspetti
contenutistici e sulle importanti riflessioni circa la visio beatifica che emergono.
Deum nemo vidit unquam. Hic dicuntur tria: primo dicit quod nemo pure vidit Deum;
secundo dicit quod Filius Dei vidit ipsum et notificavit nobis; tertio dicit quod non sic
Iohannes qui testimonium perhibuit: et hoc est testimonium Iohannis etc. [Jo 1, 19] – Littere
continuatio: Quomodo per Iesum veritas, cum veritas sit in visione? Responsio: licet Deum
nemo vidit, tamen Filius enarravit. Vel sic: de plenitudine etc., quia ipse Filius enarravit
nobis Deum quem nemo vidit. Augustinus sic: Ne forte dicat aliquis, quomodo non est facta
gratia et veritas per Moysen, nemo vidit Deum unquam etc. nisi unigenitus. Si est bona
exceptio, ergo unigenitus est homo, quod verum est; vel, ergo unigenitus vidit, et hoc verum,
quia simul viator fuit et comprehensor. Obicitur de Iacob, Gn 31 [Gn 32, 30]; Is 6 [Is 6, 1]:
«Vidi Dominum» etc.; de Ezechiele 1 [Ez 1, 1] et 10, et Dn 7 [Dn 7, 13]; et Moyse, Ex 33
[Ex 33, 19]. – Responsio: viderunt omnes in subiecta creatura. Crisostomus: «Illa
condescentionis erant, non ipsius substantie visio; si enim ipsam vidissent naturam, nunquam
ipsam differenter considerassent: simplex enim est».
278
Nel celebre prologo del suo Vangelo, Giovanni afferma che nessuno ha mai visto Dio nella sua
nudità (pure), eccetto il Figlio Unigenito che Lo ha rivelato agli uomini e di cui il Battista è
primo testimone. Ma allora come si spiegano le molteplici visioni dei profeti descritte
nell’Antico Testamento? Guerrico risponde con la ormai nota citazione del Crisostomo: i profeti
videro l’apparire di Dio, non la sua sostanza immobile, e così si spiega la varietà delle loro
visioni. Se avessero visto Dio così com’è, nella sua semplicità, avrebbero descritto la stessa
scena; ma, essendo incapaci di muoversi verso Dio per attingerne l’essenza, non hanno potuto
che osservare il mostrarsi di Dio che, nella sua grazia, discende verso di loro (condescensio) e si
mostra adeguandosi alle loro limitate facoltà intellettive.
L’impossibilità di attingere l’essenza di Dio riguarda i profeti in quanto uomini viventi,
non gli angeli e le anime beate. Ma allora come si spiegano le parole del Crisostomo secondo cui
neanche le intelligenze celesti vedono la sostanza divina? Per l’ennesima volta, Guerrico si
confronta con l’auctoritas crisostomiana:
278
Ms. Paris, Bibliothèque Nationale, lat. 15599, f. 54
vb
; trascritto in DONDAINE, L’objet et le ‘medium’ de
la vision béatifique cit. (alla nota 1), p. 121.
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