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opere. L’originalità del mio intervento sta nella ricerca e nella indicazione, in nota, dei dati
forniti dai cataloghi dei fondi manoscritti e delle fonti degli autori dei repertori e degli studiosi
che, in vari casi, ricorrono a fonti indirette, piuttosto che alla visione diretta dei codici. Inoltre, in
presenza di eccessive discordanze tra i dati forniti dalla letteratura, sono intervenuto, dopo aver
visionato attentamente i manoscritti, proponendo la correzione di eventuali errori e il chiarimento
di alcuni dati. Sui delicati problemi di attribuzione, ho preferito limitarmi a riportare le posizioni,
seppur talvolta contraddittorie, di studiosi affidabili ed esperti, pronunciandomi soltanto in un
paio di casi. Ho limitato il lavoro ai sermoni e alle postille alla Scrittura, senza soffermarmi sulle
quaestiones, né su quelle disputatae né su quelle de quolibet, sia perché il capitolo avrebbe
assunto dimensioni eccessive, sia perché il mio intervento sarebbe stato ancor meno originale,
considerando l’edizione critica del 2002 delle Quaestiones quodlibetali e l’interesse che la
letteratura ha mostrato per alcune disputationes presiedute da Guerrico, trascrivendole e
fornendo dati precisi sui codici e sulla autenticità delle stesse quaestiones.
Il terzo capitolo è dedicato all’esegesi biblica: Guerrico ha commentato buona parte dei
libri scritturali e va legittimamente elencato tra i commentatori medievali più interessanti e
originali. Pur nella impossibilità di leggere accuratamente, in appena tre anni di ricerca, tutte le
postille inedite del domenicano, credo di aver individuato ed esposto una metodologia esegetica,
comune denominatore ai vari commenti, dotata di peculiarità che rendono per certi aspetti nuovo
il modo di procedere nella scienza biblica. L’individuazione di un metodo non implica tuttavia
che il suo inventore e fedele applicatore ne sia cosciente: mi si è imposta così la ricerca (vana) di
una teoresi fondamentale che giustifichi speculativamente la pratica concreta. I testi in appendice
– i capitoli I e XI della Postilla in Librum Sapientiae – sono stati ideati per consentire al lettore
di verificare la metodologia che credo di aver individuato nella prassi esegetica del maestro
domenicano. Avendo condotto precedentemente una ricerca sulla presenza e sul ruolo del
versetto Sap 11, 21 nella prima scuola domenicana (in corso di pubblicazione) e avendo
constatato la ricchezza dello scritto, particolarmente indicativo circa il modo in cui Guerrico
affronta lo studio della Scrittura, la scelta è caduta sulla Postilla in Librum Sapientiae e sui
capitoli primo e undicesimo. Così, da neofita sia della paleografia che della filologia, ho provato
a proporre l’edizione critica di una parte, seppur ridotta, dell’opera. Il fatto che siano stati editi
soltanto due capitoli è la conseguenza di un preciso intento metodologico: il presente lavoro
vuole essere uno studio sulla figura di Guerrico, non l’edizione critica di una sua opera.
Il quarto capitolo, dedicato alla teologia della visio beatifica, rappresenta il cuore
filosofico del lavoro. Guerrico è noto agli studiosi del pensiero medievale soprattutto per la tesi
che negava ai beati la visione dell’essenza divina in sé, posizione che il domenicano
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