Creatix LC 144 VF Manual de usuario Pagina 168

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Certamente influenzati dalle loro fonti e letture partorivano idee sganciate dalle necessità di
catalogazione e libere di affermarsi senza alcuna pregiudiziale storiografica. E così Guerrico di
Saint-Quentin, nonché i maestri contemporanei, rispondevano alle quaestiones poste sul tema dai
loro studenti attingendo all’autorità e di un greco e di un latino per corroborare un’unica tesi, e
analogamente lo studente che muoveva obiezioni e il baccelliere che si esercitava a rispondere:
essi non avevano percezione della tradizione greca e di quella latina e della loro presunta
opposizione, ma solo delle singole tesi sostenute dalle singole autorità cui, di volta in volta, a
seconda delle esigenze dialettiche delle dispute, si rifacevano.
Il paragrafo presente è stato organizzato non accorpando le varie fonti di Guerrico nei due
grandi insiemi individuati dalla letteratura francese, ma discutendo, in singoli sottoparagrafi, i
testi che il maestro domenicano e i suoi interlocutori citano. Inoltre, obiettivo prefissato non è la
ricostruzione del dibattito sulla visio beatifica nei secoli e negli anni precedenti il nostro autore
(sarebbe stata una semplice ripetizione di quanto Dondaine e Trottmann hanno già proposto),
bensì l’analisi accurata dei testi che gli studenti, i baccellieri e il maestro di Saint-Quentin
avevano sotto mano nelle loro discussioni.
1.1 Agostino
Nelle Confessioni, trattando della creazione descritta nel Genesi, il vescovo di Ippona
scrive:
Hoc interim sentio, deus meus, cum audio loquentem scripturam tuam: In principio fecit
deus caelum et terram: terra autem erat invisibilis et incomposita et tenebrae erant super
abyssum, neque commemorantem, quoto die feceris haec. Sic interim sentio propter illud
caelum caeli, caelum intellectuale, ubi est intellectus nosse simul, non ex parte, non in
aenigmate, non per speculum, sed ex toto, in manifestatione, facie ad faciem; non modo hoc,
modo illud, sed, quod dictum est, nosse simul sine ulla vicissitudine temporum.
3
Intrecciandola con il celebre versetto paolino 1 Cor 13, 12, Agostino interpreta la prima
affermazione della Scrittura secondo il senso anagogico. Il cielo creato da Dio in principio, ossia
al di fuori del tempo, è il cielo del cielo, in cui l’intelletto umano conosce non parzialmente (ex
parte), non confusamente (in aenigmate), non attraverso un’immagine (per speculum), non in
maniera discorsiva, dianoeticamente, gradualmente (modo hoc, modo illud), bensì totalmente (ex
3
AUGUSTINUS HIPPONENSIS, Confessiones, XII, 13, 16, PL 32, 832, ed. L. Verheijen, Turnhout 1981
(CCSL, 27), pp. 223,1-224,9.
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