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APITOLO SECONDO
OPERE
Sembra che Guerrico non abbia mai avuto intenzione di scrivere di propria mano o
dettare a uno scriba opere proprie. Gli scritti di cui disponiamo a lui attribuiti sono delle
reportationes, ossia resoconti più o meno fedeli delle lectiones sulla Scrittura, delle prediche
universitarie e delle dispute che il domenicano di Saint-Quentin teneva in qualità di magister
theologiae, pubblicate dai suoi studenti senza – così sembra – il controllo preventivo del
maestro. Una tale situazione non può che causare notevoli difficoltà a chi tentasse di
rendicontare in maniera precisa circa le opere del domenicano: ne segue che i repertori di
Palémon Glorieux, Friedrich Stegmüller e Thomas Kaeppeli, nonché gli studi di François-Marie
Henquinet e Beryl Smalley, strumenti preziosi e punti di partenza indispensabili, contengono
talvolta errori sulle indicazioni dei codici e delle carte contenenti le reportationes di Guerrico e
si dividono sulla paternità di alcune tra esse. Bisogna inoltre confrontarsi con la totale assenza di
edizioni antiche e con il dato che individua nel 2002 la prima edizione critica di scritti di
Guerrico, ossia le Quaestiones de quolibet edite da Jonathan Black e Walter Principe presso il
Pontifical Institute of Mediaval Studies di Toronto; in precedenza, soltanto trascrizioni di passi
delle Postille alla Scrittura e di quaestiones disseminate nel più o meno ristretto campo della
letteratura secondaria interessata agli anni ’30 del XIII sec. Nel capitolo seguente, riporto in
maniera schematica i dati indicati dai repertori e dalla letteratura secondaria (codici, carte, incipit
e explicit, attribuzione) circa i sermoni e le opere bibliche di Guerrico, arricchiti da una ricerca
dettagliata degli elementi forniti dai cataloghi dei fondi manoscritti, spesso unica fonte degli
autori dei repertori che, considerando la grande mole di lavoro da compiere, evitavano talvolta il
contatto diretto con i manoscritti. Nel tentativo di offrire al lettore una panoramica esauriente
degli scritti del domenicano e dei dubbi filologici che li accompagnano, ho provato, ricorrendo
alla visione dei codici che mi è stato possibile consultare, a fare chiarezza, laddove i dati della
letteratura sono particolarmente discordanti, sulle indicazioni delle carte e sulla completezza o
meno delle opere, nonché, seppur soltanto in pochi casi, sulla autenticità dei testi in questione.
Ho limitato tale ricerca ai sermoni e ai commenti biblici perché ritengo che sulle quaestiones
disputatae e sulle quaestiones quodlibetali gli studi, cui rinvio nella bibliografia, hanno
raggiunto importanti risultati (in particolar modo, l’edizione critica di Black e Principe delle
quaestiones de quolibet è preceduta da una descrizione dei manoscritti così accurata da non
richiedere integrazione alcuna).
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